giovedì 29 luglio 2010

PICCOLE SODDISFAZIONI...

E' il 25 maggio del 2010. L'orologio ha le lancette puntate sulle 23.00. E' ora. Non posso perdere anche oggi il consueto appuntamento con "Parla con me", il salotto di Serena Dandini. Chi sarà l'ospite della puntata? Ebbene il divanetto rosso questa sera potrà compiacersi della presenza del fondatore di Repubblica. Signori e signore, Eugenio Scalfari. Sono trascorsi 15 min. L'intervista è molto interessante ed io sto ascoltandola con piacere. Ma all'improvviso una frase. Voglio ascoltre di nuovo. Ma non posso. Dopotutto la tv non è la rete. Non mi perdo d'animo. Cercerò l'intervista sul web e la posterò sul mio blog. In verità ho dovuto aspettare un pò ma alla fine ce l'ho fatta. Il video è su you tube. Ha inizio la ricerca. Devo assolutamente trovare quella frase. Ecco ci sono. Eh si, il mio udito non mi aveva ingannato: il fondatore di Repubblica in due parole aveva involontariamente catturato il senso del mio blog. Io vi ripropongo quell'intervista. Si tratta della seconda parte e ovviamente protagonista indiscusso della "pellicola" è sempre lui, Eugenio Scalfari. Il giornalista tratta diversi temi di stampo politico-sociale. Ma a catturare la mia attenzione è la parte in cui il giornalista mette in luce la quantità di bugie che il governo di Silvio Berlusconi racconta ogni giorno agli italiani che loro malgrado risultano continuamente catapultati in una una realtà che non c'è, falsa e artefatta. Nel corso degli anni gli uomini del premier hanno infatti costruito ad una grande bolla, proprio come quella che ha dato il titolo all'ultimo libro di Curzio Maltese. Ma senza perdermi in chiacchiere vado al dunque: vi seggerrisco di bloccare il cursore a 5 min e 54.

Il fondatore di Repubblica a "Parla con me" , in qualche modo, parla di me...o meglio del mio blog!

mercoledì 28 luglio 2010

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso...FRANCESCO DE GREGORI




"La maggioranza di noi sente che non possiamo essere liberi senza giornali, ed è per questo che noi vogliamo la libertà di stampa"

I BLOGGER IN PIAZZA CONTRO IL BAVAGLIO


Roma. Ore 16.00: i blogger scendono in piazza Montecitorio. E' una protesta tuttora in corso e durerà 24 ore. Senza sosta e senza tregua. Ad indire la rivolta è l'Arci che insieme alla Fnsi e alle organizzazioni che fanno parte del Comitato per la libertà e il diritto all'informazione e alla conoscenza, vuole mandare un segnale forte proprio in occasione dell'inizio della discussione del provvedimento in aula alla Camera.


«La grande mobilitazione contro il provvedimento - sottolinea l'Arci - ha ottenuto dei risultati positivi con l'approvazione di alcuni emendamenti in Commissione. Ma sono ancora molti gli elementi da cambiare: restano, ad esempio, l'obbligo di rettifica entro 48 ore per i blog e le limitazioni per l'attività di indagine dei magistrati e delle forze dell'ordine. Di fatto, il cuore del disegno di legge, il tentativo di impedire al nostro sistema giuridico di investigare e di raccogliere prove di reati anche attraverso le intercettazioni, non viene per nulla intaccato.
In questo modo si calpesta volutamente la nostra Costituzione, minando il principio di legalità e la divisione dei poteri. Il danno, poi, si ripercuote inevitabilmente sul mondo dell'informazione che vede colpita la fonte delle sue notizie. Per questi motivi non possiamo permetterci di abbassare la guardia. Per questi motivi saremo in piazza. Attenzione e vigilanza. Queste le nostre parole d'ordine».

martedì 27 luglio 2010

"Siamo tutti politici (e animali)"



Siamo tutti politici (e animali):
premesso questo, posso dirti che
odio i politici odiosi: (e ti risparmio anche soltanto un parco abbozzo di
[catalogo
esemplificativo e ragionato): (puoi sceglierti da te cognomi e nomi, e sparare
nel mucchio): (e sceglierti i perché, caso per caso)
ma, per semplificare,
ti aggiungo che, se è vero che, per me (come dico e ridico) è politica tutto,
a questo mondo, non è poi tutto, invece, la politica: (e questo mi definisce,
sempre per me, i politici odiosi, e il mio perché:
amo, così, quella grande
[politica
che è viva nei gesti della vita quotidiana, nelle parole quotidiane (come ciao,
pane, fica, grazie mille): (come quelle che ti trovi graffite dentro i cessi,
spraiate sopra i muri, tra uno slogan e un altro, abbasso, viva):
(e poi,
lo so che non si dice, ma, alla fine, mi sono odiosi e uomini e animali):


Edoardo Sanguineti

domenica 25 luglio 2010

"HEY BABY": ORA TI SISTEMO IO!


Come difendersi da un molestatore? E' semplice. Basta azionare un pulsante e il gioco è fatto. Bang Bang e lo scocciatore di turno è spacciato. Steso a terra. Grondante di sangue. Peccato però che la realtà sia un tantino diversa. Nel mondo dei comuni mortali, infatti le cose non sono così semplici, a differenza di quanto accade nel videogame che vi propongo di seguito dove l'eroina riesce a vendicarsi senza alcuna difficoltà. Ma lasciando da parte le polemiche, che negli ultimi giorni non sono state poche, non si può non sottolineare come il messaggio del gioco virtuale in questione sia abbastanza chiaro. Le donne chiedono di essere lasciate in pace.
Questo, dunque, ha voluto comunicare Suyin Looui. Trentenne, studentessa canadese di origini asiatiche, Susyn è l'inventrice del nuovo videogame intitolato "Hey Baby". In un'intervista a Repubblica.it la donna ha spiegato come l'idea non le sia venuta per caso. Voleva vendicarsi per un insulto ricevuto tre anni fa. "A quei tempi tempi seguivo un master di Integrated Media Arts", racconta Susyn, "stavo andando a lezione. Ero sola e imbacuccata in pesanti vestiti invernali. Scendo alla fermata e mi avvio verso l'uscita passando davanti a un uomo. Lui mi guarda e mi sussurra piano: hot ching chong". Ora per chi non sapesse il significato dell'insulto, hot vuol dire caldo mentre ching chong è un modo dispregiativo per definire gli orientali. Ebbene, così è nata la vendetta virtuale della giovane Susyn. Riportare nel video frasi comunemente utilizzate dagli scocciatori di New York, Parigi, Londra, Toronto, Montreal, San Francisco, Pechino e Roma. Questo il secondo obbiettivo della studentessa. "Dovresti mollare il tuo uomo e venire con me", "lasciati leccare da capo a piedi", "dio ti benedica" o "quanto sei bella", sono solo alcune delle frasi raccolte dalla studentessa attraverso un'accurata ricerca sul campo e messe in bocca agli uomini del videogame. Un comportamento che sembra costare la vita al seccatore che dopo il colpo di mitra scompare, sostiuito dalla sua lapide sui cui è riportata la frase molestatrice. Si va dagli insulti più pesanti a quelli per cosi dire più blandi, senza però nascondere riferimenti a molestie più gravi di quelle verbali.


Oggi Susyn si dice soddisfatta del risultato ottenuto. "Hey Baby" è gia satto giocato da 50 mila persone per non parlare del dibattito che si è scatenato sul Web, in Tv e in radio. Con tutti i pro e i contro "l'importante è che se ne discuta" ha detto la giovane donna.


IL NUOVO VIDEOGAME

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI Il mondo prima

sabato 24 luglio 2010

UN NOBEL CONTRO IL BAVAGLIO

BLOG, ADDIO!


Gli italiani dovranno fare a meno dell'informazione in rete. A partire da ieri la libertà di parola nel nostro paese è alla frutta. Sono trascorse poco più di 24 ore dalla conclusione della modifica agli emendamenti apportata da Giulia Bongiorno al ddl intercettazioni. Nella triplice veste di consigliere giuridico di Fini, di presidente della Commissione Guistizia alla Camera e di relatrice del provvedimento, l'esponente finiana ha subito incassato il sì dell'opposizione. La proposta di modifica infatti ha ottenuto l'approvazione del Pd e dell'Udc. Ha votato contro solo l'Italia dei Valori. Ma invano. Lo sforzo di Antonio Di Pietro è risulato inutile dal momento che il tanto discusso ddl, dopo la revisione da parte delle commissioni competenti, il 29 luglio dovrebbe approdare in aula per la discussione generale. Eppure nonostante le modifice la nuova "legge bavaglio" così com'è agli italiani proprio non piace. Gettare polvere negli occhi. Questo l'obbiettivo del nuovo emendamento. Dietro le apparenti novità introdotte nel ddl si cela infatti il tentativo di ingannare l'opinione pubblica in modo subdolo e meschino.

Tra le modifiche sostanziali figura l'introduzione dell'udienza filtro. Si tratta dello strumento volto a valutare caso per caso cio' che e' rilevante e veramente finalizzato alla conduzione dell'inchiesta da cio' che non lo e', con la conseguenza di rendere pubblicabili le intercettazioni che superano appunto l'udienza filtro.
In merito il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha speso qualche parola: "La nostra linearità è fuori da ogni polemica. Il punto su cui loro hanno fatto una mossa indietro, e cioè l'udienza filtro, era una nostra proposta. Rimangono però problemi rilevanti sul punto delle indagini, parte in cui ci sono nel testo ancora inciampi. Se non si risolve questo punto il nostro atteggiamento rimane duramente negativo".
Il botta e risposta è arrivato dal leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro che ha così difeso la scelta di aver votato contro. "Non sono d'accordo con il resto dell'opposizione che ha votato a favore perché si tratta di un atto di resa inopportuno". Non accetto, prosegue, la scelta del 'meno peggio'. Morire con un colpo di pistola piuttosto che con una dose di cianuro per me è assolutamente identico. Di fatto", conclude il leader dell'Idv, il provvedimento "resta quello che è": un testo "per noi completamente sbagliato". E di sbagliato nel nuovo emendamento non c'è soltanto l'udienza filtro. I cambiamenti, infatti, sono tanti. Vediamone alcuni.

Lo hanno chiamato Comma D'addario ed è l'emendamento che riduce da quattro a tre anni la pena massima per le registrazioni nascoste e quindi considerate fraudolente. Un divieto sorto sull'onda del caso D'Addario ma applicabile anche ai giornalisti per le modalità della registrazione che, ad esempio, è anche quella delle trasmissioni basate sulla 'candid camera'.

E la norma Falcone dove la mettiamo? Ebbene i fautori del nuovo ddl hanno pensato bene di cestinarla. Il provvedimento che garantiva anche per le organizzazioni criminali non mafiose le stesse procedure di indagine agevolate previste per le associazioni mafiose, è diventato carta straccia. Semplicemente non esiste più.

Introdotto anche il concetto di privata dimora sotto il quale vengono etichettate le conversazioni in macchina e in ufficio considerati da questo momento in poi luoghi inviolabili e quindi non più oggetto di indagine.
Eppure il nuovo emendamento all'Udc piace molto. E' di oggi la dichiarazione del deputato Roberto Rao: "Gli emendamenti dell'Udc, in particolare, sono riusciti ad allentare il bavaglio, garantendo maggiore libertà di stampa, e ad eliminare i privilegi per i parlamentari, che ora saranno intercettabili al pari degli altri cittadini".

Ma in tutto questo tram tram a lasciarci le penne sono soprattutto i blog. Il nuovo emendamento, infatti, ha lasciato sostanzialmente inalterata la norma che obbliga anche i blog a pubblicare le rettifiche entro 48 ore dalla richiesta. "Per i siti informatici compresi i giornali e i periodici diffusi per via telematica le rettifiche sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". A questo proposito la posizione del Pd è risulatato più critica anche se alquanto discutibile. Michele Meta, deputato del principale partito dell'opposizione e Capogruppo in commissione Telecomunicazioni ha invitato il governo e la maggioranza a correggere quella che "rischia di determinare un freno insopportabile alla libertà di espressione e alla creatività di migliaia di blogger. Vista l'immediata e gratuita fruibilità di internet, i blog fanno del web una 'piazza virtuale' aperta, di confronto e arricchimento collettivo, sfidando spesso i grandi media pieni di risorse, sulla qualità e obiettività dell'informazione".

La rete è oggi uno degli strumenti più democratici che esista. Un blog consente di fare informazione e oscurare quelli "non allineati" significa violare ciò che in molti paesi si appresta a diventare uno dei diritti fondamentali dell'uomo: l'accesso alla rete. Ma il mondo del web non si ferma. E' già approdato nelle mani del Presidente della Camera, Gianfranco Fini e in quelle della Commissione Giustizia di Montecitorio, perché venga eliminato dal ddl l'articolo che obbliga i blog alla rettifica.


Entusiasmo e voglia di informare sono due delle principali qualità di un bravo blogger. Il suo obbiettivo? Smuovere le coscienze, formare menti pensati, diffondere la verità. Tutti buoni propositi che il governo italiano, però, pensa di mettere a tacere agitando come uno spauracchio sull'opinione pubblica una sanzione fino a 12.500 euro. Questo il prezzo che un blogger dovrà pagare nel caso in cui decida di diffondere la propria opinione. Giudicate voi se questa è una democrazia.

(fonte: www.repubblica.it)

venerdì 16 luglio 2010

HAITI. MESSI VISITA L'ISOLA CHE NON C'E'


Lionel Messi ha visitato a sorpesa Haiti. L'attaccante argentino è arrivato oggi a Port-au-Prince nella veste di ambasciatore dell'Unicef. La star del mondiale sudafricano stamattina è stato ricevuto dai caschi blu argentini mentre nel corso della giornata visiterà i punti più colpiti dal terremoto e porterà un messaggio di solidarietà ai bambini.



MA COME VIVONO GLI HAITIANI A SEI MESI DAL SISMA?

Le luci si sono spente da un pezzo. Cameramen e giornalisti hanno abbandonato le loro postazioni. Sono trascorsi sei mesi e il mondo sembra aver già dimenticato la tragedia che il 12 gennaio scorso ha colpito una delle isole più povere dell'Atlantico, Haiti. Giorni, settimane, mesi si susseguono lentamente. Ma la situazione non cambia, anzi peggiora. Ce lo dice l'Unicef che qualche giorno fa ha diffuso alcuni dati a dir poco raccapricianti. Su un numero di 3.000.000 di persone colpite dal terremoto, più della metà sono glo sfollati. Si calcola invece che 220 mila siano stati i morti e 300.000 i feriti. Per non parlare di quelli feriti sotto le macerie e mai ritrovati. E' una storia che ha dell'incredibile. E la verità non può che essere una sola: si poteva fare di più. Ma non si è fatto nulla. O meglio non si è fatto abbastanza. Come ha spiegato Stefano Zannini, capo missione ad Haiti di Medici senza Frontiere, "il 60% delle abitazioni è distrutto, il sistema scolastico non funziona, la piccola economia stenta a ripartire. Uomini, vecchi, donne, bambini, molti zoppi, mutilati, inseguiti ancora dagli incubi di quei giorni, sono presi dalla depressione perchè non c'è più futuro". Questa è Haiti sei mesi dopo.
Da qualche giorno ha anche ripreso a piovere. Pioggia, vento ed uragani non faranno altro che peggiorare la situazione di un paese dove il fenomeno della violenza ha raggiunto i picchi più alti. Sono circa 300 i detenuti che evasi dal carcere durante il terremoto e che ora si aggirano indisturbati per le strade di Port-au-Prince, viuzze strette ricoperte di macerie dove ogno giorno si consumano omicidi, violenze, sparatorie.

Ma a pagare il prezzo più alto sono soprattutto i bambini, quelli che in poche parole rappresentano il futuro di Haiti, un paese che per il momento un futuro sembra non averlo. 800.000 bambini vagano tra i campi spontanei di Port-au-Prince, 275.000 sono vaccinati contro le principali malattie, 500.000 sono a rischio e quindi necessitano di protezione. Ma non è tutto.
Gran parte dei bambini di Haiti sono orfani mentre molti hanno dei parenti sopravvissuti al terremoto che però non sanno dove trovare. I bambini di Haiti oggi non hanno accesso alle strutture saniatarie e scolastiche. Molti invece vengono impiegati nei campi e costretti a fare i lavori più duri. I bambini di Haiti oggi sono esposti a violenze fisiche e sessuali. Molti invece diventano merce di scambio per i traffici di organi e adozioni illegali. I bambini di Haiti oggi sono a rischio. In un paese dove c'è una latrina ogni 145 abitanti, solo 62.800 bambini sono seguiti e protetti. Degli altri nessuno si cura. Basti pensare che degli 11 miliardi offerti dalla Comunità Internazionale durante i primi mesi del disastro, non si è visto nulla. A confermarlo è lo stesso Zannini. Questo è quanto.
(fonte: www.repubblica.it ; La Repubblica)

HAITI VISTA ATTRAVERSO GLI OCCHI DEI BAMBINI

giovedì 15 luglio 2010

AISHA: HO PAGATO LA MIA INNOCENZA

WHEN LOVING YOU IS WRONG

"ADULTERIO DURANTE IL MATRIMONIO": CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE

"Per favore aiutateci a porre termine a questo incubo e a non farlo diventare realtà. Spiegare i minuti e i secondi delle nostre vite è molto difficile. Le parole perdono il loro significato in questi momenti di agonia. Aiutateci a salvare nostra madre".



E' questo l'ultimo drammatico appello lanciato qualche giorno fa da due ragazzi iraniani. Sajjad e Farideh hanno rispettivamente 20 e 16 anni. Sono giovani. Ma la realtà, quella più cruda, l'hanno già guardata in faccia ed ora vogliono una sola cosa: salvare la loro mamma.

Occhi neri e volto pallido incorniciato dal tipico velo islamico, nero e senza fronzoli. Questo è il ritratto di Sakineh Mohammedie Ashitiani, un nome che ormai è sulla bocca di tutti. Ma come potrebbe essere altrimenti?

Sakineh ha solo 43 anni e sulla sua testa pesa un'accusa di adulterio. Detenuta nel braccio della morte del carcere di Tabriz, nord-ovest dell'Iran, l'accusa risale al maggio 2006. In quell'occasione alla donna si imputava di aver avuto rapporti extra coniugali con due uomini. Ma la confessione le era stata estorta con 99 frustate corporali. La condanna arrivò solo nel 2007. E davanti al tribunale ritrattò quanto detto precedententemente. La Corte Suprema però non volle sentire ragioni e in quello stesso anno stabilì che l'adulterio dovesse essere punito con la lapidazione, come previsto dal codice penale islamico. Quella di tradimento coniugale apparve a molti un'accusa piuttosto debole, soprattutto se si considera che suo marito fosse già morto e che non esistessero prove sul tipo di rapporto che la donna avrebbe avuto con i due uomini. Su questi elementi si basava la difesa dell'avvocato Mohammad Mostafeihin prima linea per la liberazione di Sakineh. E continua a farlo tuttora. Invano.
Giudicata colpevole la donna fu destinata alla lapidazione, una tortura a cui vengono sottoposte tutte le donne islamiche, quelle fedigrafe, ovviamente. Posta al centro di una pubblica piazza, l'accusata viene internata in una buca e bloccata fino al petto. Successivamente viene colpita con pietre contundenti non tanto grandi ma neppure toppo piccole. La morte non deve essere immediata ma lenta e straziante tale da sopraggiungere solo quando il capo della vittima viene sotterrato dai sassi.

Ma l'opinione pubblica non dimentica e l'8 luglio scorso è arrivata la sentenza dell'Ambasciata iraniana a Londra: Sakineh molto probabilmente non verrà lapidata ma la condanna a morte potrebbe essere comunque eseguita, anche tramite impiccagione, dal momento che il suo avvocato non ha ricevuto alcuna comunicazione ufficiale sulla commutazione della sua condanna a morte.
Il caso di Sahineh ha colpito tutti innescando una mobilitazione internazionale senza precedenti, come quella del gruppo umanitario Amnesty International che si batte per l'annullamento della sentenza tramite una petizione diffusa sul Web. Anche all'interno delle istituzioni iraniane si è aperto un dibattito sulla leggitimità della condanna e sulla vergogna che potrebbe ricadere sulla Repubblica Islamica se la donna vennisse torturata. Una questione di immagine, quindi, più che di diritti umani.

"Condanne di questo tipo verranno attentamente riviste e probabilmente cambiate", ha dichiarato il responsabile dell'ufficio dei Diritti umani a Teheran, Mohammad Javad Larijiani, fratello del presidente del Parlamento iraniano. Insieme i due stanno cercando di arginare la protesta, ogni giorno più forte, che viene non solo dal mondo della politica ma anche da intellettuali, giornalisti, cantanti, premi Nobel, attori, capaci di mobilitare non soltanto l'opinione pubblica ma di fare pressione anche sul governo iraniano che sembra aver preso in considerazione la protesta. Ora che i riflettori sono puntati...

sabato 10 luglio 2010

venerdì 9 luglio 2010

EPPUR QUALCOSA SI MUOVE

STAMPA IN SCIOPERO CONTRO LA LEGGE BAVAGLIO




Oggi la carta stampa, domani la rete, la tv, la radio e gli uffici stampa. Per due giorni l'informazione rimarrà ferma. Un silenzio eloquente quello indetto dalla Fnsi (Federazione Nazionale Stampa Italiana) con l'adesione dell'Ordine dei giornalisti. Il motivo? La "legge bavaglio" che firmata dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, pesa come un macigno sulla testa di giornalisti ed editori. La libertà di informazione è in pericolo. Il diritto di ogni cittadino ad essere informato è minacciato. Un diritto tutelato dalla Costitizione a cui fa da contraltare il dovere dei giornalisti di dare tutte la notizie utili ai lettori. «Una scelta obbligata e senza alternative in mancanza di fatti nuovi che avrebbero potuto far cadere le ragioni della protesta» ha spiegato ieri il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi . «Lo sciopero è un mezzo e non un fine che per noi resta quello di far arretrare una legge sbagliata». Compatta e motivata la stampa non demorde. Solo alcuni giornali non hanno aderito allo sciopero. Trattasi di Libero e Il Giornale, i due quotidiani che oggi edicola la facevano da protagonisti. Ma a contestare sono in tanti e il black out di oggi vuole essere un gesto simbolico. Una forma di "resistenza civile" di fronte ad una legge che proprio non si addice a quella che i nostri politici amano chiamare "democrazia".

(Fonte: http://www.unita.it/)

mercoledì 7 luglio 2010

Un piccolo consiglio alla "MEGLIO GIOVENTU'"

Dedico questo video a tutti gli studenti a cui l' Italia così com' è proprio non piace, l'Università in primis. Chi ha orecchie per intendere intenda...


lunedì 5 luglio 2010

INVICTUS. IL FILM E LA POESIA

Invictus non è soltanto un film. Invictus è anche una poesia. Ma l'uno e l'altro finiscono per incrociarsi. Inevitabilmente.

Proiettato nelle sale italiane a partire dal 26 febbraio 2010, l'ultimo film di Clint Eastwood racconta una storia vera. A fare da sfondo alla vicenda è il Sud Africa, quello del post-elezioni di Nelson Mandela. Riunificare il paese, sfidare le leggi razziali, creare un popolo e insieme una nazione che siano faro nel mondo: questi gli obbiettivi di uno dei leader più carismatici che siano mai esistiti sulla faccia della Terra: Nelson Mandela, un tempo il protagonista del movimento anti-apartheid.
Ma il passato è passato e quando il film ha inzio il neo-presidente sembra essersi buttato alle spalle quei trent'anni di carcere che tanto avevano segnato la sua esistenza. Basta non pensarci. E' sufficiente guardare avanti. I tempi infatti sono maturi. E' il 1992 e bisogna fare in modo che bianchi e neri si sentano parte di un tutto. Da questa consapevolezza si snoda il tentativo di Mandela di costruire lo spirito nazionale anche attraverso lo sport. La Coppa del Mondo di rugby e la vittoria della squadra sudafricana degli Springbock, bandita dagli anni '80 dal campionato a causa delle differenze razziali, diventa una buona occasione per la pacificazione di quel pezzetto del continente nero. Quel pezzetto d'Africa che portava con sè il fardello di sofferenze atroci.



Ma, come ho anticipato, Invictus che proviene dal latino e significa "invincibile", è anche il titolo che il poeta inglese, William Ernest Henley, nel lontano 1888 aveva dato al suo poemetto. Sin da bambino il poeta fu affetto da una grave malattia, turbercolosi ossea, che gli impedì di proseguire gli studi e di tentare la carriera giornalistica. Avave 25 anni quando i medici furono costretti ad amputargli una gamba per permettergli di sopravvivere ma Hanley non si diede per vinto e visse altri 30 anni con una protesi artificiale. La poesia fu scritta proprio sul letto dell'ospedale ed il titolo "mai sconfitto" non è casuale. Ma si sà, la poesia non ha confini. Essa infatti ha superato il granitico muro del tempo per diventare il conforto di Nelson Mandela durante i lunghi anni di prigionia che nel film vengono rivissuti attraverso gli occhi del capitano della squadra di Rugby, interpretato da Matt Damon. Il leader degli Springbock si mette alla ricerca di quella che un tempo era stata la cella di Madela. E' la numero 944. Ora è vuota. Solo una sedia e una coperta, e il fantasma del Presidente che il Capitano "vede" proprio mentre recita la poesia. Guardate un pò...

...quella scena così difficile da dimenticare


LA POESIA CHE NELSON MANDELA LEGGEVA IN CARCERE...




INVICTUS

Dal profondo della notte che mi avvolge
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all’altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l’angoscia.
Sotto i colpi d’ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe ma l’orrore delle ombre
e ancora la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Son Io il signore del mio destino.
Son Io il capitano dell'anima mia
.