venerdì 16 luglio 2010

HAITI. MESSI VISITA L'ISOLA CHE NON C'E'


Lionel Messi ha visitato a sorpesa Haiti. L'attaccante argentino è arrivato oggi a Port-au-Prince nella veste di ambasciatore dell'Unicef. La star del mondiale sudafricano stamattina è stato ricevuto dai caschi blu argentini mentre nel corso della giornata visiterà i punti più colpiti dal terremoto e porterà un messaggio di solidarietà ai bambini.



MA COME VIVONO GLI HAITIANI A SEI MESI DAL SISMA?

Le luci si sono spente da un pezzo. Cameramen e giornalisti hanno abbandonato le loro postazioni. Sono trascorsi sei mesi e il mondo sembra aver già dimenticato la tragedia che il 12 gennaio scorso ha colpito una delle isole più povere dell'Atlantico, Haiti. Giorni, settimane, mesi si susseguono lentamente. Ma la situazione non cambia, anzi peggiora. Ce lo dice l'Unicef che qualche giorno fa ha diffuso alcuni dati a dir poco raccapricianti. Su un numero di 3.000.000 di persone colpite dal terremoto, più della metà sono glo sfollati. Si calcola invece che 220 mila siano stati i morti e 300.000 i feriti. Per non parlare di quelli feriti sotto le macerie e mai ritrovati. E' una storia che ha dell'incredibile. E la verità non può che essere una sola: si poteva fare di più. Ma non si è fatto nulla. O meglio non si è fatto abbastanza. Come ha spiegato Stefano Zannini, capo missione ad Haiti di Medici senza Frontiere, "il 60% delle abitazioni è distrutto, il sistema scolastico non funziona, la piccola economia stenta a ripartire. Uomini, vecchi, donne, bambini, molti zoppi, mutilati, inseguiti ancora dagli incubi di quei giorni, sono presi dalla depressione perchè non c'è più futuro". Questa è Haiti sei mesi dopo.
Da qualche giorno ha anche ripreso a piovere. Pioggia, vento ed uragani non faranno altro che peggiorare la situazione di un paese dove il fenomeno della violenza ha raggiunto i picchi più alti. Sono circa 300 i detenuti che evasi dal carcere durante il terremoto e che ora si aggirano indisturbati per le strade di Port-au-Prince, viuzze strette ricoperte di macerie dove ogno giorno si consumano omicidi, violenze, sparatorie.

Ma a pagare il prezzo più alto sono soprattutto i bambini, quelli che in poche parole rappresentano il futuro di Haiti, un paese che per il momento un futuro sembra non averlo. 800.000 bambini vagano tra i campi spontanei di Port-au-Prince, 275.000 sono vaccinati contro le principali malattie, 500.000 sono a rischio e quindi necessitano di protezione. Ma non è tutto.
Gran parte dei bambini di Haiti sono orfani mentre molti hanno dei parenti sopravvissuti al terremoto che però non sanno dove trovare. I bambini di Haiti oggi non hanno accesso alle strutture saniatarie e scolastiche. Molti invece vengono impiegati nei campi e costretti a fare i lavori più duri. I bambini di Haiti oggi sono esposti a violenze fisiche e sessuali. Molti invece diventano merce di scambio per i traffici di organi e adozioni illegali. I bambini di Haiti oggi sono a rischio. In un paese dove c'è una latrina ogni 145 abitanti, solo 62.800 bambini sono seguiti e protetti. Degli altri nessuno si cura. Basti pensare che degli 11 miliardi offerti dalla Comunità Internazionale durante i primi mesi del disastro, non si è visto nulla. A confermarlo è lo stesso Zannini. Questo è quanto.
(fonte: www.repubblica.it ; La Repubblica)

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