martedì 6 marzo 2012

"Tanti auguri", Piazza Grande saluta il suo maestro


"E benché non sapesse il nome e neppure il paese m'aspettò come un dono d'amore fino dal primo mese". Il 4 marzo 1943 nasceva così Lucio Dalla, "sopra un bel prato" nell'"ora più dolce". Suo padre "era un bell'uomo e veniva, veniva dal mare, parlava un'altra lingua però sapeva amare". Sua madre "compiva sedici anni quel giorno". Lei "giocava a far la donna" con il suo "bimbo da fasciare". Da quel giorno sono trascorsi 69 anni. Oggi, 4 marzo 2012, il "piccolo" Lucio ha festeggiato il suo compleanno. E non era da solo. Con lui c'erano tutti gli "amici" di "Piazza Grande"."E se non ci sarà più gente come me voglio morire in Piazza Grande, tra i gatti che non han padrone come me" cantava Lucio. E così è stato. Oggi Piazza Maggiore si è stretta intorno al suo poeta. Per l'ultimo saluto. Oggi la rossa Bologna ha pianto il suo "maestro". E' un giorno triste. Lucio se n'è andato. E così si sta in silenzio. L'unica voce la sua, quella del poeta, che "profonda come il mare" commuove la piazza. Trasmesse dagli altorpalanti le canzoni di Lucio si susseguono. Una dopo l'altra. Sono le 13.30 quando il maxi schermo annuncia la chiusura della camera ardente di Palazzo D'accursio. Ancora un'ora e Lucio entrerà nella Basilica di San Petronio. Il tempo passa in fretta. Succede così quando ci si perde a pensare. "La sua musica ha scandito i momenti più belli della mia vita" confessa "un uomo che abbracccia una ragazza dopo che aveva pianto". E' inevitabile. Ci si commuove. "La poesia di Lucio ha accompagnato sempre i nostri viaggi in macchina" ricorda qualcun altro. La Torre dell'Orologio segna le 14.15 quando il feretro sfila tra la gente sotto uno sroscio di applausi. Ce ne sono state tante di ovazioni ma questa sembra interminabile. Tutti vogliono dire grazie a Lucio che alle 14.30, come previsto, fa il suo ingresso nella navata centrale della Basilica. Ad aspettarlo dentro ottantamila persone. Molte le celebrità Gianni Morandi, Ron, Jovanotti, gli amici più stretti, e ancora Biagio Antonacci, i Pooh, Luciano Ligabue, Renato Zero, Eros Ramazzotti, Renzo Arbore, Roberto Vecchioni, Daniele Silvestri, Ornella Vanoni, Nek, Luca Carboni. Ma tanti anche i fortunati. Quelli che a spintoni sono riusciti ad entrare in chiesa. Circa la metà di quelli che, invece, l'omelia l'hanno seguita fuori, attraverso il maxi schermo. La voce di Padre Bernardo, che ha terminato il suo intervento citando Kundera e definendo quella di Lucio "un'insostenibile leggerezza dell'essere", è scivolata tra le strade di Bologna facendosi largo tra la folla in Via D'Azeglio dove, oltrepassando le finestre, è riuscita ad entrare nella casa del maestro. Fino al momento in cui, dall'altare, il parroco ha annunciato la fine dell'omelia. Lucio allora è salito in macchina e lentamente si è allontanato, diretto al cimitero della Certosa. Per "colpa di non so di chi, ciao" Lucio. "Te voglio bene assaje ma tanto, tanto bene sai" sussurra qualcuno tra le labbra umide.

sabato 11 febbraio 2012

PAZIENTI TROPPO 'LUNGODEGENTI' NEL POLICLINICO MILITARE DI ANZIO


Un vero e proprio paradiso terrestre. Il Dipartimento di Lungodegenza di Anzio è, senza dubbio, un piccolo eldorado. Lo sguardo del visitatore incontra inizialmente la casa del comandante, rimessa a nuovo, e la Chiesa con i suoi muri rosso porpora e quei 14 ettari di verde sui quali spuntano pini e palme. Uno scenario straordinario. Ma l'incantesimo sembra destinato a durare poco. Troppo poco. Basta girare l'angolo, infatti, e il Dipartimento mostra il suo vero aspetto. La struttura dove sono ospitati i degenti è fatiscente.
Il Dipartmento del Policlinico militare di Roma, "ha una configurazione funzionale particolare". Nello specifico, l'Ospedale è un organo dell'Organizzazione Sanitaria Militare e tra le sue mansioni figurano "trattamenti terapeutici e riabilitativi di lunga durata" del personale militare, con una particolare attenzioni alle malattie legate all'età. Assistenza ospedaliera protratta, dunque. Per l'esattezza sessanta giorni. Questa la durata massima di un ricovero all'interno della clinica. Un particolare che però sembra essere sfuggito ai pazienti dipendenti del ministero della Difesa e delle Forze Armate, che "abitano" la struttura da circa 20 anni. Gli infermi del Dipartimento sono una trentina. Tutti lautamente remunerati con pensioni di tutto rispetto. Anche se la degenza ospedaliera è interamente a carico della collettività. Ai cittadini italiani un paziente del Policlinico costa più di 300 euro al giorno.
Ma chi si occupa della cura dei trenta pazienti ospitati dalla clinica? Circa dieci persone, di cui quattro-cinque sono infermieri. In una totale assenza di turni notturni che invece vengono effettuati dalle badanti. Ogni anziano, infatti, ingaggia, a proprie spese, una badante, che svolge le mansioni del personale, come dare le medicine e fare le pulizie. Accanto a infermieri e badanti, la struttura vanta, poi due psicologi e uno psichiatra. Ma nessun geriatra.
Cosa c'è sotto? Letteralmente la villa di Nerone, una struttura di grandissimo valore storico e artistico, proprio sotto il padiglione dei degenti. Ma non solo. Anni fa, infatti, alcuni scavi archeologici hanno riportato alla luce alcune rovine romane "misteriosamente" sparite poco dopo. E le frequenti pressioni da parte di privati e università di ristrutturare il dipartimento per farne anche un'importante centro di interesse culturale, hanno sempre ricevuto risposte negative. Il motivo? E' probabile che si miri a far calare il valore di mercato della struttura, così da consentire a "qualcuno" di fare l'affare della sua vita. Tante le ipotesi e poche le certezze. Così per il momento i più curiosi sono devono accontentarsi del responso dell'ispezione della sicurezza: nella clinica è tutto in ordine.
fonte: www.ilfattoquotidiano.it

giovedì 9 febbraio 2012

Negozi aperti tutto l'anno 24 ore su 24: ora si può!

Anno nuovo, decreto nuovo. All’alba del 2012, il Governo Monti ha varato il cosiddetto provvedimento “Salva Italia” che oltre a liberalizzare taxi e farmacie, ha suscitato non poche polemiche anche tra i commercianti. Uno dei punti della manovra riguarda, infatti, la liberalizzazione degli orari di tutti gli esercizi commerciali: non solo negozi ma anche bar, ristoranti, locali, grandi magazzini e supermercati potranno decidere quando alzare e abbassare le serrande. In altre parole a partire dal 2 gennaio i negozi possono rimanere aperti 365 giorni l’anno, notte compresa, senza badare a domeniche e festività e con la possibilità di decidere in merito alla chiusura per mezza giornata. In una totale assenza di regole. Inoltre, la legge concede, a ciascun Comune, 90 giorni di tempo dalla messa in atto del decreto, per decidere se e come applicare il nuovo provvedimento.
Liberalizzazione selvaggia del settore, dunque. Non ci stanno Confesercenti e Confcommercio che hanno urlato il loro dissenso. A Parma la battaglia portata avanti dalle associazioni dei consumatori contro le liberalizzazioni selvagge, è particolarmente radicata e ha come obiettivo precipuo quello di stimolare l’intervento del Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani, affinché dimostri al governo l’illegittimità del decreto.
Ma perché il nuovo provvedimento non piace alle associazioni dei consumatori e, a quanto pare, neppure ai titolari dei piccoli negozi del centro di Parma?
Per effetto delle liberalizzazioni si perderanno migliaia di posti di lavoro. Flessibilità non significa sviluppo. Il provvedimento, e nello specifico l’apertura domenicale, finirà per danneggiare i piccoli esercizi commerciali che, uno dopo l’altro, verranno inghiottiti dalle grandi catene di distribuzione che attualmente detengono il 70% del mercato. In particolare si favoriranno, non tanto i marchi commerciali italiani, che già sono radicati sul territorio, quanto piuttosto quelli stranieri che avranno così un motivo in più per insediarsi in modo massiccio anche nel nostro Paese, magari acquistando qualche gruppo.
Inoltre, prolungare gli orari di apertura comporterebbe un aumento dei costi di gestione dell’azienda insieme ad un incremento delle spese relative ai dipendenti. Questa situazione sarà sostenibile soltanto per le grandi imprese.
Il provvedimento studiato per stimolare un incremento del Pil, crea, al contrario, forti squilibri. A questo punto è d’obbligo una domanda: “In una situazione di recessione, come quella italiana, l’effettiva apertura del negozio 7 giorni su 7 può davvero aumentare il potere d’acquisto del consumatore visto che il volume delle vendite dipende innanzitutto dal potere d'acquisto, in questo momento bassissimo? Lo abbiamo chiesto ai commercianti e agli acquirenti parmigiani. Scettici i primi, più ottimisti i secondi. I titolari dei piccoli esercizi commerciali, salva qualche eccezione, in questo momento nutrono profonde perplessità e, in più, annunciano battaglia sulla questione del “saldi fai da te”, sollevata qualche giorno fa da Federmoda Parma. Tra i provvedimenti di liberalizzazione rientra, infatti, anche una totale liberalizzazione dei saldi di fine stagione. "La politica del “sempre in sconto” potrebbe danneggiare in primis il consumatore (la qualità dei prodotti offerti, la trasparenza del mercato, la reale convenienza delle offerte) e poi le piccole imprese" dal momento che il grande distributore attrae i clienti scontando alcuni prodotti ma alla fine recupera i prezzi scontati inducendo all'acquisto di altra merce. Una prospettiva quella dei commercianti che non sembra turbare i consumatori. Ma solo quelli più giovani. Acquisti notturni, capatine nei centri commerciali a tutte le ore, shopping domenicale sono tra i passatempi preferiti dalle nuove generazioni per trascorrere il tempo libero.
Ma proviamo a metterci dalla parte dei lavoratori. L’obiezione più diffusa riguarda la qualità del lavoro e della vita dei dipendenti. Che cosa cambia per loro? Il rischio di schiavizzare una categoria è molto alto. Inoltre i lavoratori sottolinenano l’obbligo per il Comune di garantire chi decide di lavorare di domenica o nei giorni festivi, quei servizi che sono assicurati durante la settimana. Il numero delle corse del trasporto urbano sarà lo stesso dei giorni feriali? E la sicurezza per i dipendenti che rimarranno nei negozi fino a tarda ora sarà assicurata? Quanti agenti saranno in servizio? Le madri lavoratrici potranno contare sull'apertura degli asili nido nei giorni festivi?. E, infine, verranno sperimentate nuove forme di contratto, come le assunzioni a termine e part-time e le forme più variegate di contratti senza nessuna stabilità lavorativa? Ai posteri l’ardua sentenza.