sabato 24 luglio 2010

BLOG, ADDIO!


Gli italiani dovranno fare a meno dell'informazione in rete. A partire da ieri la libertà di parola nel nostro paese è alla frutta. Sono trascorse poco più di 24 ore dalla conclusione della modifica agli emendamenti apportata da Giulia Bongiorno al ddl intercettazioni. Nella triplice veste di consigliere giuridico di Fini, di presidente della Commissione Guistizia alla Camera e di relatrice del provvedimento, l'esponente finiana ha subito incassato il sì dell'opposizione. La proposta di modifica infatti ha ottenuto l'approvazione del Pd e dell'Udc. Ha votato contro solo l'Italia dei Valori. Ma invano. Lo sforzo di Antonio Di Pietro è risulato inutile dal momento che il tanto discusso ddl, dopo la revisione da parte delle commissioni competenti, il 29 luglio dovrebbe approdare in aula per la discussione generale. Eppure nonostante le modifice la nuova "legge bavaglio" così com'è agli italiani proprio non piace. Gettare polvere negli occhi. Questo l'obbiettivo del nuovo emendamento. Dietro le apparenti novità introdotte nel ddl si cela infatti il tentativo di ingannare l'opinione pubblica in modo subdolo e meschino.

Tra le modifiche sostanziali figura l'introduzione dell'udienza filtro. Si tratta dello strumento volto a valutare caso per caso cio' che e' rilevante e veramente finalizzato alla conduzione dell'inchiesta da cio' che non lo e', con la conseguenza di rendere pubblicabili le intercettazioni che superano appunto l'udienza filtro.
In merito il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha speso qualche parola: "La nostra linearità è fuori da ogni polemica. Il punto su cui loro hanno fatto una mossa indietro, e cioè l'udienza filtro, era una nostra proposta. Rimangono però problemi rilevanti sul punto delle indagini, parte in cui ci sono nel testo ancora inciampi. Se non si risolve questo punto il nostro atteggiamento rimane duramente negativo".
Il botta e risposta è arrivato dal leader dell'Italia dei Valori, Antonio Di Pietro che ha così difeso la scelta di aver votato contro. "Non sono d'accordo con il resto dell'opposizione che ha votato a favore perché si tratta di un atto di resa inopportuno". Non accetto, prosegue, la scelta del 'meno peggio'. Morire con un colpo di pistola piuttosto che con una dose di cianuro per me è assolutamente identico. Di fatto", conclude il leader dell'Idv, il provvedimento "resta quello che è": un testo "per noi completamente sbagliato". E di sbagliato nel nuovo emendamento non c'è soltanto l'udienza filtro. I cambiamenti, infatti, sono tanti. Vediamone alcuni.

Lo hanno chiamato Comma D'addario ed è l'emendamento che riduce da quattro a tre anni la pena massima per le registrazioni nascoste e quindi considerate fraudolente. Un divieto sorto sull'onda del caso D'Addario ma applicabile anche ai giornalisti per le modalità della registrazione che, ad esempio, è anche quella delle trasmissioni basate sulla 'candid camera'.

E la norma Falcone dove la mettiamo? Ebbene i fautori del nuovo ddl hanno pensato bene di cestinarla. Il provvedimento che garantiva anche per le organizzazioni criminali non mafiose le stesse procedure di indagine agevolate previste per le associazioni mafiose, è diventato carta straccia. Semplicemente non esiste più.

Introdotto anche il concetto di privata dimora sotto il quale vengono etichettate le conversazioni in macchina e in ufficio considerati da questo momento in poi luoghi inviolabili e quindi non più oggetto di indagine.
Eppure il nuovo emendamento all'Udc piace molto. E' di oggi la dichiarazione del deputato Roberto Rao: "Gli emendamenti dell'Udc, in particolare, sono riusciti ad allentare il bavaglio, garantendo maggiore libertà di stampa, e ad eliminare i privilegi per i parlamentari, che ora saranno intercettabili al pari degli altri cittadini".

Ma in tutto questo tram tram a lasciarci le penne sono soprattutto i blog. Il nuovo emendamento, infatti, ha lasciato sostanzialmente inalterata la norma che obbliga anche i blog a pubblicare le rettifiche entro 48 ore dalla richiesta. "Per i siti informatici compresi i giornali e i periodici diffusi per via telematica le rettifiche sono pubblicate entro 48 ore dalla richiesta con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono". A questo proposito la posizione del Pd è risulatato più critica anche se alquanto discutibile. Michele Meta, deputato del principale partito dell'opposizione e Capogruppo in commissione Telecomunicazioni ha invitato il governo e la maggioranza a correggere quella che "rischia di determinare un freno insopportabile alla libertà di espressione e alla creatività di migliaia di blogger. Vista l'immediata e gratuita fruibilità di internet, i blog fanno del web una 'piazza virtuale' aperta, di confronto e arricchimento collettivo, sfidando spesso i grandi media pieni di risorse, sulla qualità e obiettività dell'informazione".

La rete è oggi uno degli strumenti più democratici che esista. Un blog consente di fare informazione e oscurare quelli "non allineati" significa violare ciò che in molti paesi si appresta a diventare uno dei diritti fondamentali dell'uomo: l'accesso alla rete. Ma il mondo del web non si ferma. E' già approdato nelle mani del Presidente della Camera, Gianfranco Fini e in quelle della Commissione Giustizia di Montecitorio, perché venga eliminato dal ddl l'articolo che obbliga i blog alla rettifica.


Entusiasmo e voglia di informare sono due delle principali qualità di un bravo blogger. Il suo obbiettivo? Smuovere le coscienze, formare menti pensati, diffondere la verità. Tutti buoni propositi che il governo italiano, però, pensa di mettere a tacere agitando come uno spauracchio sull'opinione pubblica una sanzione fino a 12.500 euro. Questo il prezzo che un blogger dovrà pagare nel caso in cui decida di diffondere la propria opinione. Giudicate voi se questa è una democrazia.

(fonte: www.repubblica.it)

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