Chi non conosce la verità è uno sciocco ma chi, conoscendola, la chiama bugia è un delinquente. Bertolt Brecht
domenica 29 agosto 2010
E' NATO UN LAVORO. E' NATO NERO.
LETTERA DI UN FIGLIO DI OPERAIO
Odorava di dignità.
Luca Mazzucco
giovedì 12 agosto 2010
QUANDO IL GIORNALISMO E' COLLUSO CON LA POLITICA
La cascata luminosa di Times Square si riversa alle sue spalle, senza soluzione di continuità. Più in basso, all’altezza del terzo piano, le notizie della Dow Jones corrono veloci, come un ruscello di montagna. Alessandro Rampietti, camicia bianca e jeans, barba curata e piglio sorridente, rilassato anche dopo una giornata piena di notizie, è felice.
E’ un impiegato di Al Jazeera, la televisione del Qatar. Di più, è il responsabile della sede di corrispondenza di New York. Si ritrova a gestire storie difficili, come il tentativo di far esplodere una bomba proprio lì, a pochi passi dalla sua redazione. Un lavoro adrenalinico: gestire immagini e parole che passano dal Bangladesh all’Inghilterra, per lo Zimbabwe e l’intero Medio Oriente.
Eppure “volevo lavorare alla Rai”, racconta il senior producer, che ha trentatré anni. “Andai a pranzo con una persona che ha un certo peso nella tv pubblica, il quale, dopo aver apprezzato le mie capacità e aver detto che ero bravo, mi chiese di indicare il mio protettore politico”, racconta Rampietti. Il giovane giornalista andò alla ricerca di un santo in paradiso, incontrando un senatore che, però, gli lasciò “l’amaro in bocca”. La stessa sera ne parlò con un altro collega della Rai: “Ascoltami – suggerì lui – vai alla Columbia University di New York, ti aiuto a trovare una borsa di studio”.
Così è stato, e dagli Stati Uniti Rampietti non è ancora tornato: ha trovato un lavoro che gli fa girare il continente, più certezze e più stimoli per il futuro. “In Italia non ci sono i soldi per viaggiare all’estero, considerato sempre in misura minore nei notiziari – racconta – non amo il modo in cui si fa televisione da noi, sembra una radio cui vengono associate immagini talvolta senza senso, mentre nel mondo anglosassone c’è più attenzione al racconto”.
Certo, ci sono bei programmi “come Report”, anche se “sono passati vent’anni ed è sempre la stessa cosa: sembra che manchi la voglia di innovarsi”. Ben diversa, ovviamente, la realtà ad Al Jazeera, realtà “internazionalista” e “globale” che si divide le scrivanie con l’agenzia Reuters, affacciandosi sulle stesse luci della piazza considerata l’ombelico del mondo.
La versione inglese della tv del Qatar “vuole mettersi al livello degli altri canali internazionali, concentrandosi però sulle storie del Sud del mondo, cercando di portarlo in serie A”. Questo non vuol dire, comunque, “che sia una televisione perfetta: in fondo è soltando un bebé di tre anni, ma le possibilità sono infinite, ed è un posto editorialmente libero”.
Fare giornalismo negli Stati Uniti non è comunque troppo lontano dagli anni romani di Rampietti. Un pizzico di avventura ci vuole, in ogni caso. Quando lavorava per Roma Uno, canale metropolitano della capitale, ogni cronista aveva un motorino ed una telecamerina. “Volevamo essere i primi a raccontare la notizia”, spiega. Anche ora bisogna andare a caccia delle storie più intriganti, intervistando gli abitanti delle periferie, a Bay Ridge, cercando di capire le ragioni profonde della crisi.
Dopo aver viaggiato in 28 dei 50 Stati americani e facendo parecchie incursioni in America latina, il producer di Al Jazeera osserva in maniera distaccata il giornalismo del nostro Paese: “Di solito si vuole mostrare quanto sono stupidi gli americani, o l’ultima novità di Hollywood, magari criticare Bush o lodare Obama”. Gli Stati Uniti, però, sono molto più complessi. I grandi temi, negli ultimi anni, non sono mancati: vanno “dal matrimonio omosessuale alla crisi manifatturiera e automobilistica”.
E a lui, che ha dato l’America? “La libertà, capire che significa la libertà”, risponde. Comunque, anche se sta bene a New York, non è detto che passerà il resto della vita nella Grande Mela. La famiglia, che può annoverare qualche immigrato negli Usa già nelle generazioni passate, rimane in Italia, un Paese che continua ad essere “incredibile: mi piace da morire”.
sabato 7 agosto 2010
LA MISSION MEDIATICA DI "SUA EMITTENZA". MA COSA BOLLE IN PENTOLA?
LICIO GELLI
L'autunno è vicino. Ma Silvio Berlusconi non può aspettare. Anzi non vuole. Nella speranza che la stagione che viene coincida con le tanto attese elezione, urge un restyling televisivo. E non solo. E' necessario che tutti i mezzi di comunicazione stiano con lui. L'obbiettivo? Scongiurare il pericolo futurista: non sia mai che ci si trovi di fronte un finiano. O peggio il Presidente della Camera in persona. Pertanto, come è noto, Sua Emittenza in questi casi non si perde in chiacchiere. Dopotuttto la politica del fare è il suo segno distintintivo.
venerdì 6 agosto 2010
HIROSHIMA. LA VOCE DI UNO SCRITTORE
“...sai invece quando tutto gli fu chiaro? Quando tutto pareva gia’ chiaro ed era gia’ finito, il sei agosto del quarantacinque. Alle otto e un quarto del mattino, se vuoi sapere anche l’ora. Quel giorno Tristano capi’ che il mostro ormai vinto stava lasciando il posto alle mostruosita’ deivincitori... era il secondo crimine contro l’umanita’ di questo allegrosecolo che sta finendo... quel mattino la prima atomica utilizzata come armadi distruzione di massa cadde su una citta’ del nostro mondo annientandoloed incenerendo duecentomila persone. Dico duecentomila, e tralascio lemigliaia morte dopo, e quelle nate morte, e tutti i cancri... e non eranosoldati, erano cittadini inermi che avevano commesso il delitto di non aver nessuna colpa... C’e’ un luogo, a Hiroshima, si chiama Gembaku Dom, e’ un padiglione, vuol dire Cupola atomica, fu l’epicentro dell’esplosione, in quel luogo la temperatura al suolo raggiunse lo stesso calore della superficie solare, vicino al cenotafio con la fiamma della pace c’e’ un pezzo di pietra, e’ la soglia della porta di un edificio, una normale soglia della nostre case, dove mettiamo lo zerbino per pulirci le scarpe. Dentro quella pietra, di marmo, mi pare, assorbita come una carta assorbente succhia l’inchiostro, c’e’ l’impronta di un corpo umano a braccia spalancate. E’ quello che resta del corpo di un uomo che si liquefece sulla soglia di casa sua alle otto e un quarto di quel sei agosto del quarantacinque... Se puoi, fai un viaggio, valla a vedere, e’ una visita istruttiva... e’ stato detto che quelle vittime furono inutili, la testa del mondo era gia’ stata schiacciata a Dresda e a Berlino, e agli americani per piegare il Giappone sarebbero bastate le armi convenzionali. E’ un errore, non furono affatto inutili, ai vincitori furono utilissime, in quel modo fecero capire al mondo che i nuovi padroni erano loro... la Storia e’ una creatura glaciale, non ha pieta’ di niente e di nessuno, quel filosofo tedesco che si suicido’ in una pensioncina di confine fuggendo da Franco e da Hitler e da tutti e forse anche da se stesso aveva riflettuto troppo su questa dama priva di pieta’ che gli uomini corteggiano invano, non gli deve aver giovato... nelle sue riflessione scrisse che davanti al nemico, se vince, neanche i morti saranno al sicuro... di qualsiasi nemico si tratti, aggiungerei, anche il nemico dei cattivi, perche’ per essere nemici dei cattivi non si puo’ fare i buoni, tu che ne pensi?... Capisco la tua obiezione, sono stato troppo sintetico, certo che se vinceva il male non c’era piu’ rimedio... ma del bene volevo dire che... insomma... il bene, ecco che il bene ha vinto sul male, solo che c’e’ un po’ di male di troppo in quel bene, e un po’ troppa imperfezione in quella verita’... La verita’ e’ imperfetta...” .
HIROSHIMA E NAGASAKI: ERA NECESSARIO?
giovedì 5 agosto 2010
LA PUBBLICITA' SHOCK CONTRO LE DONNE
L'Unità ha deciso così di farsi portavoce della protesta. Tutto è iniziato il 23 luglio scorso quando il quotidiano di Concita De Gregorio ha deciso di accogliere la segnalazione di una pubblicità che a definirla volgare si rischia di fare un complimento ai suoi produttori. "Montami a costo zero". Questo lo slogan che accompagnava lo spot il cui obbiettivo era quello di pubblicizzare un pannello fotovoltaico. E così i creativi della Neo Communication, gli autori dello spot, per incrementarne la vendita hanno pensato bene di posizionare davanti all'obbiettivo una donna nuda ripiegata in modo da suggerire una posizione sessuale tra le più note. La perversione maschile avrebbe dovuto fare il resto. Tutto questo succedeva a Milazzo. «Sentiamo l’urgenza di sollevare una reazione forte di fronte a una deriva italiana non più sopportabile», commenta Pina Milici, del gruppo Donne libere che qualche successo l'ha ottenuto. A Milazzo, infatti, il cartellone è stato rimosso e il titolare della ditta, Federico Calderone ha fatto le sue scuse. Di circostanza, ovviamente. E su questo non ci sono dubbi considerando le parole aggiunte poco dopo dallo stesso Calderone: «A Milano, Firenze, Roma, dove la comunicazione è piena di messaggi sarcastici e coadiuvanti una campagna come quella proposta dalla nostra azienda sembrerebbe un messaggio innocente e simpatico e di sicuro stimolo». Forse, forse il pubblicitario siciliano non aveva poi tutti torti. La maggior parte delle città italiane sono invase da spot simili a quelli ravvisati a Milazzo. Ma come spiegarlo alle donne italiane che, dopotutto, si tratta di messaggi 'innocenti' e 'simpatici'?
In realtà le parole di Calderone proprio non convincono il pubblico femminile e la protesta scoppiata nella città siciliana ha fatto proselitismo. Per fortuna. Decine e decine sono state le seganalzioni di pubblicità offensive del corpo delle donne. Milano, Torino, Udine, sono solo alcune delle città 'scattate' da donne reporter che hanno diffuso sul Web le fotografie più emblematiche della bassezza culturale che infesta il mondo occidentale e soprattutto l'Italia. Come non rimanere di stucco di fronte alla pubblicità del noto e vecchio "Amaro del capo" che dall'alto dello scaffale del supermercato tenta di convincere il cliente ad aprire il portofoglio? E lo fa in modo impeccabile: con un cortoncino che, legato al collo della bottiglia, riporta il volto di una donna. Meglio se è una segretaria ma soprattutto meglio se vuole "farsi il capo".
(fonte:www.unita.it)
lunedì 2 agosto 2010
domenica 1 agosto 2010
COPERTINA SHOCK DEL TIME: RAGAZZA CON NASO E ORECCHIE AMPUTATE
Dunque un' immagine eloquente quella che il settimanale statunitense farà uscire sulla copertina del prossimo numero: "Volevo essere sicuro in primo luogo che Aisha fosse consapevole di quanto stava facendo e di ciò che significa essere in copertina. Lei sa che ora diventerà un simbolo del prezzo che le donne afghane devono pagare a causa della ideologia oppressiva del talebani", ha confessato il direttore Richard Stengel.