giovedì 17 giugno 2010

CHE FINE HANNO FATTO I MONACI DI BUDDHA?

Il suo nome è Burma VJ. Candidato all'Oscar 2010 per il Miglior reportage, il "piccolo" giornalista ha saputo far sentire la forza della parola. Munito di telecamere amatoriali, Burma era a capo di un gruppo di reporter. Denuciare le violenze del governo birmano. Era questo l'obiettivo della squadra. Perseguitati, spiati, torturati, i numerosi freelance hanno fatto conoscere al mondo intero il terribile volto della censura e, soprattutto hanno svelato l'inquietante destino dei monaci di quel paese. La Birmania. Una terra così martoriata, così imprigionata, così imbavagliata. Sono passati tre anni da quella violenta repressione.
Il calendario porta la data 19 settembre 2007 quando i media diffondono la notizia dello scoppio di una rivolta. Scalzi, sotto una pioggia torrenziale, i monaci di Buddha manifestano contro il rincaro del prezzo della benzina e contro la violenza del governo. Un regime militare, quello birmano che guida il paese dal 1962. E proprio contro il pugno di ferro di quel regime i monaci hanno manifestato. Veneratissimi in tutto il paese, i protagonisti della rivolta hanno sostenuto le rimostranze popolari iniziate il 19 agosto. Scatenatosi nella capitale, il movimento ha assunto dimensioni epocali. Erano in migliai i monaci che si sono riversati nelle strade di Rangoon. Scene agghiacianti. Difficile dimenticare quel serpente rosso. Difficile dimenticare quelle poche immagini sfuggite alla censura. Era dal 1989 che il Myanmar non diventava teatro di una protesta tanto forte. Una protesta che i monaci hanno voluto improntare a questioni di ordine etico. Qualcuno l'ha definita la pace ribelle dei monaci buddisti. "Nei giorni della protesta" ha spiega uno di loro, "molti nostri fratelli hanno espilicmente chiesto ai soldati giovani, che vengono dai nostri stessi villaggi, di mettere da parte le loro armi e di battersi a mani nude". Sembrano avere dell'incredibile queste dichiarazioni che racchiudono il sintomo di una spiritualità superiore, sconosciuta a chi fa del pugno di ferro ha fatto la propria ragione di vita. "Quando i prezzi aumentarono del 500% ci vergognavamo di andare a chiedere l'elemosina" ha spiegato un altro monaco, "perchè molte famiglie non avevano abbastanza riso per sè". Dunque una protesta pacifica qulla auspicata dai monaci. Una protesta contro cui il potere militare del presidente Than Shwe ha, tuttavia, fatto sentire la sua forza. Oggi le strade della Birmania sono vuote. Sono vuoti quei monasteri dove alle prime luci dell'alba, nelle stanze illuminate da una debole luce potevi vedere i monaci uscire a piedi nudi. Li potevi vedere dirigersi verso i villaggi dove ricevevano l'unico piatto del giorno. Molti di quei monaci oggi non ci sono più. Perseguitati, spiati, torturati, molti di quei monaci sono stati uccisi. La sorte toccata a molti di loro oggi è ancora ignota. Sono scomparsi così, i monaci di Buddha. Nel nulla.

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