Invictus non è soltanto un film. Invictus è anche una poesia. Ma l'uno e l'altro finiscono per incrociarsi. Inevitabilmente.
Proiettato nelle sale italiane a partire dal 26 febbraio 2010, l'ultimo film di Clint Eastwood racconta una storia vera. A fare da sfondo alla vicenda è il Sud Africa, quello del post-elezioni di Nelson Mandela. Riunificare il paese, sfidare le leggi razziali, creare un popolo e insieme una nazione che siano faro nel mondo: questi gli obbiettivi di uno dei leader più carismatici che siano mai esistiti sulla faccia della Terra: Nelson Mandela, un tempo il protagonista del movimento anti-apartheid.

Ma il passato è passato e quando il film ha inzio il neo-presidente sembra essersi buttato alle spalle quei trent'anni di carcere che tanto avevano segnato la sua esistenza. Basta non pensarci. E' sufficiente guardare avanti. I tempi infatti sono maturi. E' il 1992 e bisogna fare in modo che bianchi e neri si sentano parte di un tutto. Da questa consapevolezza si snoda il tentativo di Mandela di costruire lo spirito nazionale anche attraverso lo sport. La Coppa del Mondo di rugby e la vittoria della squadra sudafricana degli Springbock, bandita dagli anni '80 dal campionato a causa delle differenze razziali, diventa una buona occasione per la pacificazione di quel pezzetto del continente nero. Quel pezzetto d'Africa che portava con sè il fardello di sofferenze atroci.
